Con Di Mattia il Ciclone è tornato in campo.
Da il Centro di sabato 6 ottobre
Il Pd voleva una legge per salvare Cantagallo
Montesilvano, scontro nel centrosinistra per una mozione di Pavone che chiedeva di revocare la richiesta di danni ai politici imputati
di Pietro Lambertini. MONTESILVANO Nei corridoi del Comune di Montesilvano, i dipendenti abituati alle bufere giudiziarie _ sì perché gli ultimi 4 ex sindaci, dal 1990 fino al 2012, sono sotto processo per reati contro la pubblica amministrazione, dall’abuso d’ufficio alla truffa e alla corruzione _ la chiamano già legge salva Cantagallo e Gallerati: è la mozione di un consigliere Pd per evitare di chiedere i danni proprio agli ex sindaci Pd, per 12 anni al comando della città e imputati al processo Ciclone con altri 30 tra politici, imprenditori e professionisti. «Non per vendetta, ma per giustizia», così il successore di Cantagallo, Pasquale Cordoma, ex Pdl passato a Grande Sud per la mancata ricandidatura alle elezioni del 6 e 7 maggio scorso, ha deciso nel 2008 di chiedere i danni e costituirsi parte civile contro Cantagallo e Gallerati affidando l’incarico non a un avvocato qualunque ma a Tommaso Mancini, già difensore dei brigatisti rossi. Però, Cordoma sindaco della legalità è caduto nella trappola delle inchieste e finito a sua volta sotto processo per l’appalto dei rifiuti, presunti concorsi truccati e demansionamento di una psicologa dell’Azienda speciale, senza costituirsi parte civile contro se stesso. Adesso, con il centrosinistra in Comune, l’aria è cambiata. Massimiliano Pavone, capogruppo Pd e mezza vita passata in municipio, lo sa: è lui l’autore della mozione che ha spaccato il centrosinistra allargato, dall’Udc a Sel, che tiene insieme i fedelissimi di Cantagallo e Gallerati, a partire da Pavone, e chi si è schierato contro Cantagallo come Aurelio Colangelo che in consiglio ha fatto eleggere la figlia Debora Comardi. Ma cosa c’è scritto sulla mozione, presentata giovedì scorso ma ritirata in gran segreto dopo una lite? Nella versione del 18 giugno scorso, un pugno di giorni dopo l’elezione del sindaco Idv Attilio Di Mattia e tenuta segreta fino all’altroieri, si chiede la «revoca (scritto in neretto e a stampatello, ndr) della costituzione di parte civile in tutti i procedimenti penali in corso a carico di ex amministratori, dipendenti comunali ed esterni di cui alle delibere di giunta 258(2008, 235/2008, 374/2008, 141/2009 e 165/2010». Cioè un passo indietro sulla costituzione di parte civile contro Cantagallo e Gallerati. Di qui, il vociare dei dipendenti: legge salva Cantagallo e Gallerati. I reati di Gallerati sono già prescritti ma, se volesse, il Comune potrebbe andare avanti lo stesso in sede civile. Ma la mozione di Pavone è aperta: prevede anche una parte detta “affonda tutti”, cioè costituirsi «in tutti i procedimenti penali in corso a carico di ex amministratori, dipendenti ed esterni». Insomma, se ci si costuisce contro Cantagallo e Gallerati, dice Pavone, non si può fare uno sconto a Cordoma. «La mia non è una legge salva Cantagallo e Gallerati anche perché ho buone speranze che si salveranno da soli nelle aule di giustizia», osserva Pavone, «e comunque la mia mozione del 18 giugno scorso è stata emendata: la parte relativa alla revoca non esiste più perché mi sono accorto che sarebbe stata letta in maniera sbagliata e cioè pro Cantagallo e Gallerati. Quindi, adesso, io chiedo soltanto di costituirsi parte civile anche nei procedimenti penali contro Cordoma e in tutti gli altri che verranno in futuro. “Non per vendetta ma per giustizia” come ha detto Cordoma, così io ripeto che nella pubblica amministrazione ci si deve comportare allo stesso modo con tutti». Sì, ma le acque nella maggioranza sono agitate? «No, sono tutti d’accordo», assicura Pavone, «c’è qualche giovane virgulto che sostiene che la competenza è della giunta e non del consiglio. Io rispondo che il consiglio dà un indirizzo politico al sindaco. Ripresenterò l’atto al prossimo consiglio». Ma non è l’unico fronte aperto da Pavone: l’ex presidente del consiglio di Cantagallo ha chiesto alla sua maggioranza di reintrodurre il gettone di presenza per le riunioni dei capigruppo, una richiesta che arriva proprio mentre infiamma lo scandalo per le spese gonfiate negli enti locali. Di Mattia non è d’accordo ma nel centrosinistra c’è tensione. È anche per questo che il consiglio di giovedì scorso è saltato con la scusa del sindaco volato in Germania per studiare soluzioni all’emergenza rifiuti. E Cordoma che ne pensa? «Preferisco non commentare», dice l’ex sindaco che, dalle elezioni perse, è rimasto un osservatore silenzioso.