Acqua bene comune
Cominciamo dall’ACQUA BENE COMUNE
La battaglia per l’acqua bene comune ci ha impegnato per anni e non si è conclusa con la vittoria referendaria. Va proseguita anche a livello comunale.
Nello Statuto Comunale vanno inseriti il riconoscimento del Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico, il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà; il riconoscimento che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000.
In relazione al primo punto va modificato il regolamento che consente al gestore ACA di procedere all’interruzione dell’erogazione dell’acqua ai morosi (senza acqua non si vive).
Presenteremo una delibera per l’adesione al “Coordinamento Nazionale Enti Locali per l’Acqua Bene Comune e la gestione pubblica del servizio idrico”.
I servizi pubblici locali – e in particolare il servizio idrico integrato – sono beni comuni che non vanno privatizzati ma neanche gestiti in maniera privatistica da parte del ceto politico.Trasparenza, efficienza, competenza si affermano soltanto rompendo con i sistemi di potere e le logiche che hanno caratterizzato il “partito dell’acqua” contro il quale per più di un decennio abbiamo svolto un’azione costante di denuncia a livello comunale, provinciale e regionale. Le inchieste della magistratura e lo stesso commissario regionale hanno confermato tutto ciò che abbiamo sempre sostenuto. Per questo riteniamo che – considerato il quadro di sprechi e assunzioni di esponenti di partito o loro raccomandati – che non sia intollerabile l’aumento delle bollette deciso trasversalmente nell’ultima assemblea dei sindaci (con il voto di PD-PDL- terzo polo e l’opposizione dei delegati di Rifondazione). Con la pubblicazione, in data 20 luglio 2011, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 116 è stata sancita ufficialmente la vittoria referendaria e l’abrogazione della norma che consentiva ai gestori di caricare sulle nostre bollette anche la componente della “remunerazione del capitale investito”. Innanzitutto bisogna imporre il rispetto della volontà popolare e della legalità cancellando la quota della bolletta destinata alla remunerazione del capitale e quindi restituire le relative somme illegittimamente percepite (visto che il referendum aveva abrogato la norma l’ACA non avrebbe dovuto metterle in bolletta dall’estate 2011). Bisogna procedere alla trasformazione dell’ACA spa in un azienda di diritto pubblico come ha già fatto il Comune di Napoli. Il Comune di Montesilvano nell’assemblea dei sindaci dell’ASSI di Pescara deve proporre una decisa azione di taglio sugli sprechi del gestore ACA spa e vigilare sul rispetto degli impegni assunti nell’ultima assemblea dell’ASSI su pressione dei comitati. Il Comune di Montesilvano deve sostenere le proposte di partecipazione dei cittadini avanzate dal movimento per l’acqua bene comune.
Una cosa deve essere chiara: la nostra visione dei beni comuni è alternativa sia alla privatizzazione che all’occupazione da parte di consorterie, cordate, cricche di esponenti politici.